mercoledì 10 marzo 2010

FARIFRITTATA DI BARBA DI BECCO E PAPAVERO

Altro che palline puzzolenti e polverose...l'altro giorno Luca mi ha fatto un regalo decisamente più originale: barba di becco e papavero - due piante erbacee mangerecce che non avevo mai sentito nominare e che mi ha fatto piacere scoprire!
La barba di becco (Tragopogon pratensis L.) è una pianta erbacea di origini molto antiche (sembra che sia raffiguarata persino in un affresco pompeiano). Il nome così buffo pare che derivi dalla somiglianza delle setole del suo frutto con la barba di un caprone("tragos "= caprone e "pogon" = barba), ma anche da una dizione longobarda ("bikk" = becco).
Le proprietà di questa pianta sono diuretiche, sudorifere, depurative e astringenti.
Le radici si raccolgono quando la pianta è a riposo (settembre/ottobre oppure marzo/aprile, prima che si formi il fiore) e, secondo la medicina popolare, possono essere utilizzate in decotto come calmante per la tosse o in generale come purificante delle vie respiratorie e per combattere i malanni di stagione.
Ma il maggior impego di questa pianta è un cucina, dove possono essere utlizzate sia le foglie che le radici.
La radice è pittosto grossa simile ad una carotina, piena di filini più o meno sottili e, a differenza di quanto mi aspettavo, il suo sapore non è affatto amaro ma è dolciastro - questo è dovuto al fatto che contiene l'inulina. A me ha ricordato molto il sapore degli asparagi, ma meno intenso, più delicato e più dolce...anche se alcuni lo associano al sapore delle noci o addirittura delle ostriche.
Si può cucinare in vari modi: lessata, alla griglia, in pastella, saltata in padella...oppure può anche essere tagliata a dischetti che possono essere fatti essicare e conservati in vasetti di vetro. In passato le radici essicate venivano addirittura macinate e ridotte in farina da utlizzare per prodotti da fornooppure venivano tostate in forno e utilizzate come surrogato del caffè. L'unico difetto è che è un pò difficile pulirle...ma basta armarsi di un pò di pazienza!
Le foglie, invece, possono essere utilizzate in insalate oppure cotte in minestre.
Il papavero invece non ha niente a che vedere con quello da oppio...anche se io non sarei affatto in grado di riconoscerlo! Si tratta delle foglie che crescono prima della comparsa degli steli dei fiori. Le foglie cresono a piccoli cespuglietti, hanno forma un pò tondeggiante e sono morbide anche al tatto...sembrano molto delicate proprio come i loro fiori!
Si possono mangiare in insalata oppure cottie aggiunti a minestre, frittate, frittelle...attenzione perchè a noi ha creato sonnolenza!!!
Vi consiglio di provarli se ne avrete l'occasione!

Noi abbiamo assaggiato le radici scottate e saltate in padella:
...mentre il papavero e le foglie lunghe della barba di becco sono finite in una farifrittata, cioè una frittata senza uova! (ho preso spunto da questo libro)

Ingredienti (circa 3 porzioni):
150 gr di farina di ceci
300 ml di acqua
sale
olio
foglie di papavero e foglie di barba di becco

Mescolate bene la farina di ceci con l'acqua aiutandovi con una frusta. Poi lasciate riposare il composto in frigorifero per almeno mezz'ora. Nel frattempo fate saltare in padella le verdure con un pochino di olio e salate a piacere. Nota - potete utilizzare qualsiasi tipo di verdura!
Prendete il composto di farina di ceci e montatelo un pò con una forchetta, in modo da incorporarvi un pò di aria, e versatelo nella padella fino a cottura. Buon appetito!

5 commenti:

  1. Capitata per caso qui... devo dire che sono felice! Complimenti per il blog!!!


    A presto
    Gialla

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  2. Che verdure strambe! :-) Dove le ha trovate il tuo Luca?
    Ciao!

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  3. Ti devo ringraziare per avermi fatto scroprire questi prodotti insoliti e anche per la farifrittata... Mai pensato di usare la farina di ceci e non mettere le uova. Il risultato sembra strepitoso!

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  4. Complimenti tesoro, una ricetta squisita e davvero originale! Un bacio e buona giornata

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  5. E' molto bello il tuo blog. Complimenti davvero. A presto.

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